Nelson morì a trafalgar per fermare Napoleone

Il 21 ottobre 1805 scoppiò una delle più famose battaglie navali. Nelson perse la vita per bloccare l’imperatore, ma consegnò all’Inghilterra il dominio dei mari

È l’alba del 21 ottobre 1805: al largo delle coste spagnole, tra Gibilterra e il porto di Cadice, la flotta inglese al comando dell’ammiraglio Horatio Nelson, forte di 27 vascelli, sta per attaccare la flotta franco-spagnola agli ordini dell’ammiraglio Pierre- Charles de Villeneuve, composta di 33 navi di linea. Quella che ne scaturirà sarà una delle battaglie navali più importanti della storia: la battaglia di capo Trafalgar. I due avversari si trovavano di fronte al termine di un incredibile inseguimento attraverso il Mediterraneo e l’oceano Atlantico. La flotta agli ordini di Villeneuve era uscita dal porto di Tolone, sulla costa francese del Mediterraneo, più di sei mesi prima, il 30 marzo 1805. Sfuggita alla flotta di Nelson che la sorvegliava da vicino, aveva superato lo stretto di Gibilterra, attraversato l’Atlantico e raggiunto le isole Antille, raccogliendo per strada tutti i vascelli francesi e spagnoli che aveva incontrato.

Tutto ciò faceva parte di un piano concepito da Napoleone: allontanare dall’Europa la flotta inglese con un’esca e poi tornare indietro il più rapidamente possibile per sbarcare la Grande Armée francese in Inghilterra senza incontrare ostacoli. Venuto a sapere che Nelson lo aveva inseguito attraverso l’oceano lasciando in parte sguarnita la Gran Bretagna, Villeneuve era ripartito per l’Europa ma, scoraggiato, dopo un combattimento non decisivo contro una squadra britannica guidata dall’ammiraglio Carter il 22 luglio si era rifugiato nel porto di Cadice, in Spagna. Qui era stato raggiunto da Nelson, che aveva posto il blocco. Il 20 ottobre, Villeneuve era uscito dal porto con rotta a sud, tentando di rientrare nel Mediterraneo: Nelson, che si era allontanato qualche miglio per indurre l’avversario a uscire in mare, era stato pronto a piombare su di lui. All’alba del 21 ottobre 1805 le flotte erano a solo dieci miglia di distanza (meno di venti chilometri) e lo scontro era inevitabile. Tuttavia Villeneuve alle 8 del mattino virò di bordo per tentare di rientrare a Cadice. Era troppo tardi. Nelson aveva già fatto issare il segnale per l’attacco e le navi inglese si erano disposte su due file parallele, una guidata dalla Victory e l’altra dalla Royal Sovereign, su cui navigava Collingwood, il vice di Nelson.

Le fasi della battaglia

Lo schieramento franco-spagnolo era disordinato: anche se Villeneuve aveva dato l’ordine di formare una linea di fila, le sue unità erano schierate su una specie di mezzaluna con la concavità rivolta verso gli attaccanti che stavano arrivando da ovest. La flotta inglese si avvicinava lentamente perché il vento era molto debole: anche se Nelson aveva fatto issare tutte le vele disponibili ci vollero sei ore perché le flotte arrivassero a contatto. Durante l’ultima mezz’ora le navi di testa britanniche rimasero esposte al fuoco nemico senza poter rispondere. Le perdite e i danni sulla Victory furono notevoli, ma sarebbero stati molto più gravi se i francesi avessero mirato allo scafo invece che all’alberatura. Alle 12 e un quarto circa la Royal Sovereign di Collingwood arrivò a contatto del nemico affiancandosi al vascello spagnolo Santa Ana. Dopo un quarto d’ora anche la Victory entrò in azione sflorando la poppa dell’ammiraglia francese, il Bucentaure, e scaricandole addosso una bordata che uccise o ferì in un colpo solo 400 uomini. Subito dopo i suoi alberi si incastrarono con quelli del Redoutable, che seguiva l’ammiraglia francese e incominciò un tremendo duello di artiglieria e di moschetteria.

Dietro la Victory le navi inglesi entravano in azione una dopo l’altra imitando l’ammiraglia e scatenando la melée, la mischia voluta e cercata da Nelson. I francesi combatterono con grande coraggio: gli uomini del Redoutable tentarono addirittura di andare all’abbordaggio e di catturare l’ammiraglia britannica. Il tentativo fu bloccato da un’altra nave inglese, il Temeraire, che si afflancò sul lato libero del Redoutable spazzando a sua volta il ponte nemico a mitraglia. Per Nelson però era troppo tardi. All’una e un quarto circa un tiratore scelto francese era riuscito a colpirlo sparando dalla coffa del Redoutable. Le sue condizioni apparvero subito gravissime ma furono tenute nascoste all’equipaggio e al resto della flotta. Fu trasportato nell’infermeria della Victory dove lottò flno alle quattro e mezzo del pomeriggio, quando inflne spirò. In quel momento la vittoria era già saldamente nelle mani degli inglesi. Le unità britanniche infatti avevano potuto, grazie alla manovra ordinata da Nelson, circondare i nemici a uno a uno e smantellarli con la precisione e la rapidità delle loro artiglierie. Si erano arresi il Monarca, l’Algeciras, l’Aigle, la Santissima Trinidad (spagnoli) e lo Swiftsure, il Berwick, il Bucentaure, il Belle-Isle e il Fougeux (francesi). Anche il Redoutable dovette arrendersi e dopo di lui dovettero ammainare la bandiera altre sette navi. L’Achilles affondò alle 17.30 con una terribile esplosione che costò la vita a 500 marinai. La flotta francospagnola venne distrutta, come voleva Nelson: si salvarono 13 unità su 33 e anche queste molto danneggiate. Dopo la battaglia di Trafalgar il dominio dei mari rimase in mano all’Inghilterra per oltre un secolo, fino alla prima Guerra mondiale, consentendo la creazione del più grande impero della storia.

Le ferite di Nelson

Nelson non aveva una corporatura robusta e la vita militare gli procurò numerose ferite e malattie. Da giovane fu sul punto di morire di febbri durante una spedizione militare in Nicaragua, e per tutta la vita soffrì di febbri. Nel 1794 rimase ferito all’occhio destro durante l’assedio di Calvi in Corsica: una scheggia di pietra gli tolse la funzionalità oculare senza però lasciare segni visibili. Nel 1797 perse il braccio destro all’altezza del gomito durante un attacco, fallito, contro l’isola spagnola di Tenerife. Nel 1798 durante la battaglia di Aboukir fu ferito gravemente alla testa da un pesante bozzello in legno. Inflne, la ferita mortale di Trafalgar fu provocata da una pallottola che dopo aver colpito la spallina sinistra, spezzato due costole e tranciato un’arteria polmonare aveva fratturato la sesta e settima vertebra dorsale.

La lettera di Nelson

Dalle numerose lettere e memoriali di Nelson si deduce che l’ammiraglio soffrisse di depressioni e flssazioni. In particolare, era ossessionato dalla caccia ai francesi. Il 18 luglio 1805, per esempio, scriveva: «Come potete immaginare sono depresso per non essermi imbattuto nella flotta nemica; e, quasi ad accrescere il mio sconforto, non riesco a trovarla».

Nelson morì a trafalgar per fermare Napoleone
La lettera di Nelson

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