Sebbene i tumori facciano molta paura, le malattie cardiocircolatorie rappresentano la prima causa di morte al mondo. Ma ci sono buone notizie: con le cellule staminali il cuore si può “aggiustare”
Ogni minuto, in media, batte 70 volte e mette in circolo nel nostro corpo cinque litri di sangue: durante una vita ne pompa 180 milioni di litri, pari a 20 milioni di casse d’acqua. Nonostante le sue dimensioni – è grande come un pugno e pesa solo 350 grammi – il cuore è l’organo più importante, perché garantisce l’ossigeno a tutto l’organismo. Ecco perché per la nostra salute è indispensabile che sia sano ed ecco perché le patologie collegate al suo malfunzionamento rappresentano la prima causa di morte nel mondo.
Il cuore degli antichi era sano
Ogni anno nel mondo più di 17 milioni di persone muoiono per cause cardiovascolari. Il cuore dell’uomo, però, non è da sempre così malandato. Se guardiamo le statistiche delle autopsie di 200 anni fa, notiamo che le coronaropatie (i problemi legati alle coronarie, i vasi che portano il sangue al cuore) non erano prevalenti. Quelle cardiovascolari sono malattie dei tempi moderni, ed è facile capire perché: a condannare il nostro cuore, nella gran parte dei casi, siamo noi, con uno stile di vita che abusa dei vizi. Se non sei obeso, non fumi, non sei iperteso, fai un esercizio fisico moderato e non hai né il colesterolo né la glicemia alti, la possibilità che tu abbia un attacco di cuore in dieci anni è inferiore all’1 per cento. Le persone lo sanno, ma spesso se ne fregano e pensano: a me non succederà. Non a caso, le patologie più frequenti sono quelle di origine arteriosclerotica (infarto, trombosi, ictus) causate, cioè, da depositi di colesterolo, grassi e sostanze prodotte dal fumo della sigaretta che si accumulano lungo arterie e vene, riducendone il flusso sanguigno e rischiando di causarne l’occlusione.
I nemici peggiori, però, sono vincibili. Per esempio, se smettessimo di fumare, saremmo già a cavallo. E questo vale anche per le malattie cardiovascolari: chi fuma ha una probabilità doppia di essere colpito da infarto rispetto a chi non fuma e ha una speranza di vita di otto anni inferiore. La nicotina causa infatti il restringimento delle arterie e aumenta la frequenza dei battiti del cuore.
E a pagare i danni di questa brutta abitudine è sempre più spesso il cuore delle donne. Le fumatrici sono in aumento e il fumo, nelle donne, è il più importante fattore di rischio cardiovascolare, addirittura più dell’età. Tradotto, a parità di altri fattori, una fumatrice di 30 anni rischia di avere un infarto più di una sessantenne che non fuma. Ma non solo: «Le donne che fanno uso di anticoncezionali dovrebbero fare molta attenzione a non fumare: i due fattori, insieme, rappresentano una vera e propria bomba a orologeria pronta a scoppiare, perché il rischio di trombosi è molto elevato.
I danni provocati dal sale
Oltre al fumo, dovremmo dedicare più attenzione a ciò che mangiamo: l’alimentazione scorretta, associata all’inattività fisica, causa l’aumento di colesterolo, ipertensione e obesità, tutti fattori di rischio per le patologie cardiovascolari. Oggi più del 40 per cento degli adulti è in sovrappeso e il 25 per cento è obeso. A essere particolarmente dannosi per il cuore sono i cibi ricchi di grassi saturi, cioè di origine animale, che favoriscono l’ipercolesterolemia, e quelli troppo salati, che causano l’ipertensione.
La soluzione? Mangiare meno e scegliere cibi sani: più frutta, verdura, legumi e cereali integrali, meno carni rosse, insaccati e alimenti confezionati che sono salati, zuccherati e ricchi di grassi. La dieta mediterranea, giustamente decantata per il suo effetto protettivo, va adattata alle condizioni moderne: l’eccesso di sale che una volta veniva utilizzato per la conservazione degli alimenti, oggi, con i frigoriferi, può essere ridotto.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) non dovremmo superare i cinque grammi al giorno, ma negli uomini il consumo giornaliero medio supera gli 11 grammi e nelle donne, che mangiamo meno, gli 8. In Italia ci sono 135mila morti l’anno per infarto e ictus; se tutti dimezzassimo la quantità di sale consumata si potrebbero evitare fino a 26mila vittime.
Il progresso in sala operatoria
La buona notizia, però, è che la situazione sta migliorando. A essere calate sono sia le malattie ischemiche del cuore, che dagli anni 70 sono in lenta discesa, sia quelle cerebrovascolari, come l’ictus. Una parte importante del merito va, senza dubbio, al progresso in sala operatoria. Ogni anno sono migliaia di interventi cardiochirurgici, da alcuni anni in leggera diminuzione soprattutto grazie alla prevenzione e alla migliore terapia medica. Quello più frequente è il bypass aortocoronarico. In sintesi, viene creato un ponte artificiale per “aggirare” (bypassare, appunto) l’occlusione o il restringimento di un tratto dell’arteria coronarie del cuore colpito dalle placche, che impediscono il passaggio del sangue.
Al secondo posto troviamo la sostituzione delle valvole cardiache (30-35 per cento) che, aprendosi e chiudendosi in modo sincronizzato, regolano il fiusso del sangue nel cuore consentendogli di pomparlo nelle arterie. Al terzo, gli interventi sull’aorta toracica, uno dei vasi principali del nostro organismo. Anche lo sviluppo di tecniche come l’angioplastica coronarica o l’impianto di protesi valvolari attraverso catetere sono all’origine della riduzione del numero degli interventi che, però, sono sempre più complessi. Si sta diffondendo l’angioplastica, alla quale si sottopongono 500-600mila persone l’anno nel mondo: in un’arteria ostruita viene inserito un “palloncino” che la dilata. L’operazione è così complessa da richiedere strumentazioni e personale specializzati che ancora non tutte le strutture italiane dispongono.
Il futuro è delle cellule staminali
Oltre che realizzati con strumenti sempre più sofisticati, gli interventi devono anche essere meno invadenti possibile. La popolazione che necessita di interventi di cardiochirurgia è sempre più anziana e, per questo, ha un maggior rischio operatorio legato alle patologie associate (come insufficienza renale, accidenti cerebrovascolari, fragilità sistemica): per questo è necessario che le tecniche operatorie siano meno invasive e, quindi, meno pericolose per il paziente. Da alcuni anni si sta sviluppando la cardiochirurgia mini-invasiva: minor invasività significa infatti minor impatto sull’organismo, minor traumatismo e, quindi, minor incidenza di complicanze peri-operatorie. Ma non solo.
Oggi si sa che esistono predisposizioni genetiche per le malattie cardiovascolari e i ricercatori stanno cercando di intervenire con farmaci e misure di prevenzione. Inoltre, già da qualche anno si sta sperimentando l’uso delle cellule staminali (cellule totipotenti capaci di trasformarsi in altri tipi di cellule) per la cura di alcune tipologie di problemi cardiaci che, in un futuro prossimo, potrà essere integrato alle terapie attualmente utilizzate. Per esempio, sono in corso studi sperimentali per valutare quali cellule siano in grado di favorire una buona riparazione cardiaca, quale sia il meccanismo attraverso il quale le cellule trapiantate migliorano la funzione cardiaca e l’ottimizzazione della sopravvivenza delle cellule, anche per arrivare allo sviluppo di tecniche meno invasive di trapianto di cellule.
Aumenta la vita media
Le malattie cronico-degenerative sono in aumento, ma ad aumentare è anche la vita media: oggi per un bambino che nasce è di 79 anni, per una bambina di 84. Dati straordinari, se si pensa che al tempo dei Romani era di circa 30 anni e all’inizio del 1900 era di 50. E il merito va, in primo luogo, alla prevenzione: la riduzione della mortalità per cardiopatia coronarica è attribuibile per il 55 per cento allo stile di vita. Dopo un anno dal momento in cui si smette di fumare il rischio di malattia cardiovascolare si dimezza e dopo qualche anno scompare. Le malattie cardiovascolari sono prevedibili perché il rischio è reversibile e, grazie alla prevenzione, queste patologie si possono verificare in misura minore. A parte i dati allarmanti su obesità e diabete, in aumento, qualcosa sta cambiando. Purtroppo, però, i trend positivi non sono evidenti nelle classi sociali disagiate. Per questo è importante informare: per sconfiggere molte patologie, dall’infarto ai tumori, oltre alle azioni comunitarie, come l’abolizione del fumo nei locali pubblici, è fondamentale il contributo di ognuno. Per stare bene basterebbe usare le scale al posto dell’ascensore, mangiare meno e con meno sale e smettere di fumare.
Basta poco, no?