Bengal, quel piccolo leopardo da salotto

Bengal, quel piccolo leopardo da salotto

C’è chi lo adora per la sua fisicità e il suo fascino selvaggio. Chi invece rimane colpito dal carattere amichevole e dalla sua simpatia. Chiunque può essere in grado di stabilire un forte legame con il Bengal, a patto che sappia rispettare il suo bisogno di movimento e di libertà

Muscoloso, atletico, dal mantello maculato. Il Bengal deriva dall’incrocio tra un micio domestico e il Felis bengalensis, leopardo asiatico di piccole dimensioni, ed è il gatto che, più di tutti gli altri, ricorda i cugini selvaggi. Sa come farsi amare. Esteticamente ha tutto il fascino e la bellezza dei felini allo stato brado. Ed è dotato di un’estrema sensibilità, con un’incredibile capacità di attenzione all’umore delle persone e degli animali che lo circondano. Queste caratteristiche, oltre a fare di lui un ottimo micio da compagnia, gli permettono di adattarsi con estrema facilità a qualsiasi ambiente.

Massiccio ma elegante, che bello guardarlo saltare!

Sarà capitato a tutti di assistere a un balletto o a uno spettacolo di danza contemporanea. Quando nelle braccia o nelle gambe dei ballerini prende vita ogni singolo muscolo, anche il più piccolo, e la bellezza del movimento diventa protagonista. Ecco, è esattamente quello che accade quando guardiamo correre o balzare questo amico a quattro zampe. Ha un aspetto selvaggio e il suo corpo è atletico e potente, ma aggraziato nelle movenze. Il maschio ha una crescita rapida e raggiunge presto i 5-6 chilogrammi mentre la femmina si sviluppa lentamente ed è più leggera: il suo peso medio è di circa 3-4 chili. Una corporatura lunga e robusta, come l’ossatura, e le dimensioni tendenzialmente grandi, soprattutto nei maschi, permettono al Bengal di essere un eccellente equilibrista anche grazie alla conformazione delle zampe posteriori, leggermente più lunghe di quelle anteriori, e ai piedi grandi e tondi che lo aiutano a stare meglio in equilibrio.

Veste leopardato: un mantello modaiolo

Il Bengal è particolare sia nel disegno sia nel colore del pelo. In generale può essere a macchie, spotted, detto anche a rosetta, o striato, marbled. Nel primo caso si hanno “chiazze” a bottone, ben visibili sul colore di fondo e uniformemente distribuite mentre sulla fronte spicca una caratteristica “M”. Quello striato, invece, è simile ai gatti orientali a pelo corto ma presenta tre righe parallele molto larghe sul dorso e le tipiche “ali di farfalla” sulle spalle e sui fianchi. Ha gli occhi verdi o oro.

Simpatico e intelligente, scopriamo il suo carattere

Tanta dolcezza dietro l’aspetto selvaggio. Il carattere socievole del Bengal deriva da un’attenta selezione, perseguita durante il programma per la costruzione della razza: ha mantenuto l’aspetto e il carattere indipendente del leopardo e ha acquisito la dolcezza e la mansuetudine del gatto d’appartamento. La caratteristica di cui non tarderemo a innamorarci è la capacità di cogliere il nostro umore. Sembra incredibile ma gli studi parlano chiaro: avverte malumori, tensioni o, con ancor più facilità, tristezza e dolore, raggiungendo un primato importante, quello della sensibilità. Non solo: è in grado di stabilire una particolare empatia con l’essere umano, stringendo rapporti difficili da sciogliere. Per il resto, nonostante il temperamento docile e tranquillo, è molto sveglio, intraprendente, estremamente vitale e giocherellone. Non è insistente e invadente proprio perché è capace di cogliere e rispettare le sensazioni e le esigenze di chi si prende cura di lui. Ama essere lodato e accarezzato, contraccambiando con dolcissime effusioni.

Il Bengal è anche un grande cacciatore, abilità che esprime soprattutto nel gioco: ama saltare e arrampicarsi ovunque, dalle tende agli alberi e, vista questa propensione per l’attività fisica, ha bisogno di molto spazio. Inoltre, come l’Abissino, ama molto l’acqua e non di rado, infatti, soprattutto i cuccioli fanno il bagno volontariamente. Infine, qualche indicazione sul suo modo di comunicare. Non è un gatto che miagoli molto e la sua voce, anche se discreta, ricorda decisamente quella di un felino selvaggio. Sicuramente preferisce esprimersi con gli occhi piuttosto che utilizzare le corde vocali. La regola per andare d’accordo a vita con lui? Rispettare le libertà reciproche: tanta intesa, tanto gioco… ma mai il fiato sul collo.

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