Barriera corallina, un tesoro... a rischio

Barriera corallina, un tesoro… a rischio

È il più grande agglomerato di vita sul nostro pianeta e abitava gli oceani ancora prima che i continenti assumessero la loro forma attuale. Piena di colori e meraviglie nascoste, ospita una enorme varietà di specie. Le sue architetture sono le stesse che fanno da sfondo alle fantastiche avventure del pesciolino Nemo della Pixar ma oggi sono minacciate dalla crisi ecologica che ha colpito la Terra

Straordinarie e variopinte scenografie sommerse, le scogliere coralline si trovano nelle acque basse dei mari tropicali, lungo le coste delle isole e delle terre continentali fra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno, dove la temperatura dell’acqua non scende mai sotto i 20°C. Anche la salinità è importante: l’ideale è intorno al 3,5 per mille ma sono tollerati anche valori più alti, come nel Mar Rosso. Salinità più basse, invece, impediscono il loro proliferare: ecco spiegata la totale assenza di formazioni coralline nei pressi delle foci e dei delta dei grandi fiumi tropicali, come il Rio delle Amazzoni o il Gange, che abbassano la salinità del mare con il loro apporto d’acqua dolce. Peccato che l’allarme lanciato dal segretario generale dell’Onu all’apertura della prima conferenza sugli oceani, faccia tremare questo monumentale organismo vivente, così ricco e splendido. Lo slogan di quest’anno, non a caso, è “Our Ocean, Our Future” (il nostro oceano, il nostro futuro). I coralli stanno morendo e, con loro, tutto il sistema biologico oceanico. Imputato numero uno è la plastica: ce n’è talmente tanta che, secondo un recente studio citato da Guterres, potrebbe addirittura superare (per peso) la quantità di pesce entro il 2050, se non si inverte la rotta. L’Unesco – che nell’occasione ha diffuso un report – sollecita i Paesi del mondo a condividere le conoscenze per realizzare politiche comuni basate sulla scienza. Ma è soprattutto sui giovani (metà della popolazione mondiale ha meno di 25 anni) che si vuole far leva per salvare gli oceani ma anche il loro futuro.

Il “vero” corallo è uno solo

Il sostantivo “corallo” e l’aggettivo “corallino” sono ormai comuni per indicare un gran numero di organismi. In realtà, l’uso generico di queste parole è improprio sotto il profilo scientifico. Infatti, l’unico e “vero” corallo è il nostro bel corallo rosso o corallo nobile, Corallium rubrum, l’unico rappresentante della famiglia dei Corallidi a sua volta classificata tra i Celenterati Antozoi Ottocoralli dell’ordine dei Gorgonari: insomma, il corallo “doc” in realtà è una gorgonia, mentre i “coralli” delle barriere e degli atolli tropicali andrebbero più correttamente chiamati madrepore o sclerattinie.

Antichissime origini

I coralli della barriera, comunemente indicata con il termine inglese reef, sono Celenterati dell’ordine dei Madreporari o Sclerattiniari. Questi coralli sono tra i più antichi organismi viventi: risalgono all’Era Paleozoica, iniziata almeno 570 milioni di anni fa e durata circa 340 milioni di anni! I primi grandi reef si originarono nell’Ordoviciano, uno dei più antichi periodi in cui è divisa l’Era Paleozoica: è iniziato addirittura mezzo miliardo di anni fa e durato oltre 60 milioni di anni! A quel tempo la conformazione del nostro pianeta era molto diversa da quella odierna: pur essendo già dei continenti distinti, l’Europa, il Nord America e l’Asia erano solo vagamente simili a come oggi li conosciamo e gli altri erano ancora tutti raggruppati in un’unica massa continentale, la Gondwana. Il Polo Sud si trovava dove oggi c’è il Senegal: il clima era caldo ovunque e la Terra era un pianeta lussureggiante e dall’aspetto decisamente tropicale. Tra gli antichi coralli nuotavano strane creature oggi scomparse: le più impressionanti erano certamente gli scorpioni di mare, gli Euripteridi, invertebrati giganti più grandi di un uomo e feroci predatori dalle micidiali chele. Probabilmente in questo periodo comparvero anche i primi antenati diretti dei pesci attuali. Responsabili della costruzione delle barriere coralline sono le madrepore, Celenterati Antozoi dell’ordine dei Madreporari. Sono animali polipiformi che fabbricano il loro scheletro calcareo, detto corallite, prelevando il calcio disciolto nell’acqua e fissandolo sotto forma di carbonato di calcio. Quando una madrepora muore, i suoi polipi si decompongono ma il suo scheletro rimane intatto, poiché il carbonato di calcio non si scioglie nell’acqua: con il passare del tempo diviene a sua volta parte della struttura sempre in evoluzione del reef, proprio come un “mattone” su cui si insedieranno e cresceranno altri coralli. È così che in un arco di oltre 500 milioni di anni si sono evolute e ampliate le enormi barriere coralline che conosciamo oggi, architetture subacquee frutto del magico equilibrio esistente tra la proliferazione dei coralli e la costante erosione provocata dalle correnti marine e dagli eventi geologici.

Un patrimonio naturale da conservare a tutti i costi

Nell’ultimo anno abbiamo assistito in tutto il mondo a un deterioramento senza precedenti delle barriere coralline e al diffondersi del “bleaching”, lo sbiancamento dovuto principalmente all’aumento della temperatura degli oceani, con drammatiche ricadute sull’intero ecosistema. Una delle zone più colpite è la Grande Barriera, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, che ospita centinaia di tipi di corallo e migliaia di varietà di pesci e molluschi. I coralli hanno bisogno di almeno 10 anni per potersi riprendere, a patto che non si verifichino episodi di sbiancamento a intervalli troppo ravvicinati. Se non viene arginato, questo fenomeno minaccia non solo l’ecosistema, ma anche l’economia dei Paesi che vivono grazie alla presenza della barriera corallina. Per malgrapoterla ripristinare, esiste una tecnica chiamata “Coral Restoration”: innesti di lunghezza variabile vengono “coltivati” in una specie di vivaio per coralli e in seguito impiantati nella barriera.

Negli acquari della Oregon University, invece, i ricercatori allevano le specie che resistono al riscaldamento degli oceani. Le vasche, di circa tre metri di lunghezza, contengono acqua salata, all’esterno la temperatura riproduce quella naturale e i led imitano la luce naturale. Nel laboratorio di Corvallis, dove ha sede l’università, il scienziati modificano i parametri di salinità, calore e irradiamento solare per studiare il modo in cui i coralli si adattano ai mutamenti climatici. Così si possono osservare passo passo i mutamenti genetici di nove specie di coralli in conseguenza di diverse temperature, salinità e acidità dell’acqua. In questo modo, esperimenti che avrebbero avuto bisogno di anni possono essere ultimati in alcuni mesi e tempi più rapidi, sostengono i ricercatori, sono fondamentali vista la rapidità con cui le barriere coralline stanno scomparendo.

Dove? Tre ricche zone

Nel mondo le principali regioni dove è possibile ammirare straordinarie formazioni coralline sono tre. Prima fra tutte, la regione indiana ospita il 45 per cento circa delle barriere coralline del pianeta: corrisponde alla maggior parte dell’Oceano Indiano e va dal Mar Rosso e dalle coste orientali africane fino alla Penisola Malese e all’Indonesia. In secondo luogo quella indopacifica, comprendente la parte orientale dell’Oceano Indiano e quella occidentale dell’Oceano Pacifico, che si estende dalle coste indonesiane e cino-malesi alla Polinesia e raggruppa circa il 40 per cento delle barriere. Infine la regione caraibica, identificabile con il Mar dei Caraibi e le numerose isole adiacenti, dove si trova il 15 per cento delle barriere esistenti. Le formazioni coralline più settentrionali sono quelle del Mar Rosso, considerato una delle regioni marine più ricche in termini di biodiversità: malgrado abbia una superficie paragonabile a quella della Francia, ospita ben 1.200 specie di pesci, oltre 330 specie di coralli e alcionari, circa 500 specie di molluschi e più di 200 specie di crostacei. Si tratta davvero di cifre da record, dal momento che nell’intero Mediterraneo, grande circa cinque volte il Mar Rosso, sono state contate “solo” poco più di 500 specie di pesci! E non finisce qui. Grazie soprattutto alla salinità molto più elevata rispetto a quella dell’oceano, questo piccolo mare vanta numerose specie endemiche: circa il 30 per cento dei pesci e il 6 per cento dei coralli del Mar Rosso sono tipici del luogo e non esistono altrove.

Scogliere oceaniche, le mete di sub e ricercatori

L’oceano Indiano si estende dalle coste orientali africane al versante occidentale dell’Arcipelago Indonesiano. Qui reef importanti per bellezza ed estensione si osservano in diverse località, come Madagascar, Seychelles e Sumatra, ma la più impressionante formazione corallina è certamente rappresentata dagli arcipelaghi delle Laccadive e delle Maldive: oltre 2.000 isole interamente di origine madreporica, per la maggior parte atolli. Nel complesso, l’Oceano Indiano è la regione con la più alta diversità di coralli: ne ospita quasi 500 specie! Nel suo versante occidentale il Pacifico tropicale è adiacente all’Oceano Indiano: si estende dalle coste meridionali del Giappone e della Cina a nord fino alla Grande barriera australiana a sud, dal versante est dell’Arcipelago Indonesiano e dalle Filippine a occidente fino alla Polinesia e alle Hawaii a oriente. In queste immense acque le regioni con la massima biodiversità e il maggior numero di specie di coralli costruttori sono gli arcipelaghi delle Filippine e dell’Indonesia, mentre le celebratissime scogliere coralline polinesiane sono relativamente povere di specie di madrepore: solo una cinquantina. In questa parte del mondo il vero monumento della natura è costituito dalla Grande barriera corallina australiana: con i suoi 2.000 chilometri di estensione è la più grande del mondo e, di fatto, è anche l’unica struttura vivente visibile dallo spazio! La regione caraibica, invece, non è particolarmente ricca di coralli costruttori di barriere: vi si trovano una sessantina di specie di madrepore, pari a solo il 10 per cento di quelle catalogate nell’Indo-Pacifico. Di queste, però, quasi il 40 per cento è costituito da preziose specie endemiche, osservabili solo in questa regione. E numerosissime sono le gorgonie: nelle sole Bahamas ne sono state catalogate oltre un centinaio di specie! Proprio questi invertebrati, insieme alle grandi spugne e alle millepore, il cosiddetto “corallo di fuoco”, sono gli abitanti più caratteristici del reef caraibico. Si sviluppano principalmente sui banchi corallini presenti nei bassi fondali.

Sulla terra ne esistono tre tipi

  • Scogliere marginali o fringe reef: seguono i contorni della costa sviluppandosi in direzione opposta alla riva. Questo perché, a mano a mano che crescono e proliferano, i coralli si insediano sull’impalcatura calcarea costruita dalle madrepore più vecchie.
  • “Vere” barriere coralline o barrier reef: sono anch’esse costruzioni parallele alla costa ma separate dalla terraferma da una vera e propria laguna profonda fino a una trentina di metri. Inoltre, la distanza tra la barriera e la costa è assai variabile e talora notevole: da un centinaio di metri fino 65 chilometri, come avviene nella più spettacolare di queste formazioni: la Grande barriera corallina australiana. Le acque, povere di nutrienti disciolti e materiale in sospensione, presentano spesso una trasparenza straordinaria. Le intricate “foreste” di madrepore ospitano una enorme varietà di forme di vita e tra loro cercano protezione e nutrimento molti tra i più bei pesci corallini, come i pesci farfalla e diversi pesci angelo.
  • Atolli o atoll reef: sono creste coralline di forma circolare che poggiano sulla sommità di vulcani sommersi e delimitano una laguna centrale, più o meno profonda. Il loro diametro può arrivare a 150 chilometri ma generalmente non supera i dieci.

Cosa vuol dire Antozoi

È una classe di Celenterati costituita da animali di forma polipoide. Il loro corpo cilindrico ha un’apertura boccale circondata da sei o più tentacoli che rendono questi animali simili a fiori. Per questo motivo sono anche definiti “anemoni” o “rose di mare”. La base del corpo può produrre uno scheletro calcareo. Se ne distinguono due sottoclassi: gli alcionari o “ottocoralli”, dotati di otto tentacoli e con il corpo internamente diviso in camere da otto coppie di setti; gli zoantari, come le madrepore, il cui corpo è suddiviso da sei coppie di setti.

  • Biodiversità
    Si intende l’insieme delle diverse forme di vita presenti in un determinato ambiente e dei loro patrimoni genetici: in pratica, la varietà degli organismi.
  • Clorofilla
    Pigmento tipico del mondo vegetale che operando come recettore dell’energia luminosa consente il processo di fotosintesi.
  • Gorgonia
    Genere di Celenterati Antozoi con scheletro di natura cornea. Gorgonia flabellum è la specie principale, gialla o viola: saldandosi insieme i suoi rami disegnano un grande ventaglio.

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