È possibile battere il tumore. Ne sono convinti gli esperti che elaborano giorno per giorno piani d’azione contro la malattia che fa più paura. Obiettivo principale: un mondo libero dal fumo entro il 2040
Stiamo vincendo la lotta contro il cancro? Se lo sono chiesti centinaia esperti di tumori al mondo dal primo caso scoperto fino ad oggi. E la conclusione è: il cancro sta aumentando (quasi 25 milioni di casi ad oggi che tendono a fino a 30 milioni nel 2030), ma si può ancora vincere la guerra e salvare 1,5 milioni di persone l’anno se si mettono in pratica dieci semplici strategie. Il decalogo è stato pubblicato anni fa, nella Giornata mondiale contro il cancro, su Lancet, la più importante rivista medica internazionale. Per diffondere questi 10 punti sono stati comprati spazi pubblicitari sui più importanti giornali. Per tutti noi, ecco le dieci mosse per vincere il big killer.
1. Guerra al tabacco
Eliminando il fumo si salverebbero sei milioni di vite ogni anno. L’obiettivo è un pianeta libero dal tabacco entro il 2040. Il fumo è la prima causa di morte al mondo, provoca circa il 70 per cento dei cancri al polmone e tumori alle vie respiratorie, al rene, alla vescica, al pancreas e a molti altri organi. Negli uomini il cancro al polmone sta diminuendo, ma nelle giovani donne è in aumento. Ed è un dato sconvolgente se si pensa che spesso si potrebbe evitare smettendo di fumare.
2. Prevenire con la dieta
L’80 per cento dei tumori potrebbe essere prevenuto evitando l’abuso di tabacco e di alcol, ma anche mangiando più frutta e verdura (la dieta incide per il 30 per cento sul cancro) e facendo attività fisica. L’esercizio fisico almeno due o tre volte la settimana regola i livelli di ormoni riducendo il rischio dei carcinomi mammario e alla prostata. E intanto, nei laboratori di ricerca si dovranno scoprire nuovi vaccini contro i microbi che provocano il cancro (15-20 per cento dei tumori) sull’esempio del vaccino contro il Papilloma virus che previene il 70 per cento dei tumori al collo dell’utero.
3. Programmi di controllo
Organizzare programmi di diagnosi precoce per alcuni tumori. In Italia, dalla metà degli anni 90 si eseguono con successo tre screening: per il cancro al seno (rivolto alle donne tra i 50 e i 69 anni, mammografia ogni due anni); per il tumore della cervice uterina (donne tra i 25 e i 64 anni, Pap test ogni due anni); per il tumore al colon-retto dedicato ai 50-70enni che consiste nella ricerca di sangue occulto nelle feci, sintomo di lesioni pre-maligne o maligne. Lo screening permette di scoprire la lesione allo stadio iniziale, quando può essere facilmente curata. E nel caso del cancro al seno ha dimezzato le morti», spiega Ferretti. Le donne che possiedono una mutazione nei geni BRAC1 e BRAC2 hanno il 70-80 per cento di probabilità di sviluppare un tumore al seno e dovrebbero sottoporsi a controlli periodici, magari con risonanza magnetica che è più ef!cace della mammografia nel rilevare la malattia. Negli Usa si sta pensando di attivare anche lo screening per il cancro al polmone nei forti fumatori (20 sigarette al giorno per 20 anni) con la Tac spirale, capace di scovare un tumore anche di 0,6 millimetri.
4. Cure più accessibili
Il pensiero è rivolto a chi abita nei Paesi poveri, Africa e India, ma anche dove i costi sanitari privati sono troppo alti. Gli americani di colore muoiono di più di cancro perché appartengono ai ceti più poveri.
5. Sì alla morfina
Via libera alla morfina per alleviare il dolore nei malati di cancro. È ancora opinione diffusa che il ricorso agli analgesici debba essere riservato “alla fine”, quando il dolore diventa insopportabile.
6. Coinvolgere i pazienti
Il paziente deve poter partecipare alle decisioni sulla salute. Le donne in questo sono particolarmente penalizzate. Basta pensare che il 95 per cento dei volontari nelle sperimentazioni cliniche è maschio. Ecco perché i dosaggi dei farmaci spesso danneggiano le donne. La partecipazione riguarda anche l’uso del denaro pubblico: è giusto spendere da 30 a 50mila euro per prolungare di tre mesi la vita di un paziente quando con lo stesso denaro si potrebbero vaccinare milioni di bambini? Bisognerebbe introdurre dei meccanismi di dibattito pubblico.
7. Farmaci più economici
Un farmaco può arrivare a costare centomila euro l’anno. Un prezzo insostenibile per i sistemi sanitari nazionali. I costi dei farmaci stanno superando i benefici. È inutile accettare un prodotto che allunga la vita di dieci giorni, come è accaduto. Gli studi clinici potrebbero essere finanziati dai governi che ricompensano le aziende farmaceutiche. I farmaci hanno contribuito a prolungare l’aspettativa di vita. Fino a 20-25 anni fa con un tumore al colon-retto in metastasi si viveva tre-sei mesi: oggi si arriva a 24-30 e talvolta a 40 mesi. Se un tempo con una metastasi al rene si poteva vivere dieci mesi, oggi si arriva da tre a cinque anni grazie a nuovi farmaci che “tagliano i viveri” al tumore bloccando la proliferazione dei vasi sanguigni.
8. Far crescere la fiducia
Ci sono ancora Paesi dove la gente è convinta che non si possa fare nulla contro i tumori. Perdendo fiducia nei sistemi ufficiali, ci si affida a cure incerte.
9. Aiutare i poveri
I sistemi nazionali devono essere al servizio del paziente e non dipendenti dagli interessi delle case farmaceutiche. Bisogna aiutare i più poveri. Oltre trenta Paesi nel mondo non hanno neanche uno strumento di radioterapia o l’accesso ai farmaci per la chemioterapia.
10. Un piano anti-cancro
Sono pochissimi i Paesi con un piano nazionale per la lotta al cancro.
Che cos’è il cancro
Per cancro si intende la formazione di una massa all’interno dell’organismo a partire da una cellula impazzita che si moltiplica in modo incontrollato e può invadere e distruggere altre parti del corpo (metastasi) fino a portare alla morte dell’individuo. Nel corso della vita, un uomo su due e una donna su tre si vedrà diagnosticare un tumore: una donna su otto si ammalerà alla mammella, un uomo su 9 e una donna su 36 svilupperà un cancro al polmone; un uomo su 7 quello alla prostata e un uomo su 10 e una donna su 17 un tumore del colon-retto.
È vero che lo smog fa venire i tumori? Lo smog è responsabile per non più del 4 per cento di tutti i tumori ed è irrilevante rispetto al fumo di sigaretta, secondo l’Oms. Tuttavia, secondo le ricerce, a ogni aumento di 10 μg/m3 (microgrammi per metro cubo) di biossido di azoto il rischio di mortalità cresce del 3 per cento per il tumore al polmone. L’inquinamento industriale mette i ricercatori d’accordo. Intorno ai grandi poli industriali la mortalità è più alta.
- Radio e chemio prima di operare
Oggi la chemioterapia a base di farmaci antitumorali e la radioterapia (radiazioni ad alta energia) vengono impiegate anche prima dell’intervento e persino quando il paziente è sotto i ferri per ridurre la massa tumorale e rendere pertanto la chirurgia meno devastante. Non si amputa più una gamba malata, il tumore viene prima ridotto con la chemioterapia e poi tagliato e infine la parte mancante viene rimpiazzata con una protesi. Con la radioterapia durante l’intervento il chirurgo irradia i tessuti che circondavano il tumore appena estratto per “bonificare” il terreno da possibili cellule maligne. Il raggio uccide le cellule tumorali che l’occhio non vede. Un enorme filone di ricerca riguarda proprio le tecnologie capaci di segnalare al chirurgo durante l’operazione la presenza di cellule maligne in modo da non lasciarne traccia.